Oggi, 25 aprile e Festa della Liberazione, colgo l’occasione per parlarvi di un’importante operazione militare, avvenuta nel 1943, due anni prima che terminasse la Seconda Guerra Mondiale. Un’operazione che si rivelò essere cruciale per la futura liberazione dalla morsa nazista: l’operazione Husky.
Per quanto il nome si ricolleghi a una razza canina meravigliosa, questa non è una rimembranza della storia di Balto che portò la penicillina ai bambini ammalati, ma si tratta del nome in codice dato allo sbarco in Sicilia da parte degli Alleati, avvenuto il 10 luglio del ’43, con l’intento di aprire un fronte nell’Europa Continentale e andare così a sconfiggere il Regno d’Italia, per poi passare alla Germania.
La preparazione per questa missione fu alquanto travagliata e complessa, pianificata per filo e per segno tra il 14 e il 24 gennaio dello stesso anno, durante la conferenza di Casablanca, a cui presiedettero l’allora Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosvelt, l’allora Primo Ministro Britannico Winston Churchill, l’allora Presidente francese Charles De Gaulle e il generale Giraud. La strategia che venne reputata migliore durante quella conferenza, fu quella partorita dai nostri amici amanti del tè delle cinque (gli inglesi): attaccare il “ventre molle” europeo, cioè l’Italia. Per questo scopo, venne incaricato il generale Eisenhower (colui che sarebbe diventato successivamente il nuovo Presidente degli USA).
Il punto era: come affrontare le coste siciliane, difese da 450 mila uomini, di cui 90 mila tedeschi?
Era necessario creare un diversivo e il Maggiore William Martin era perfetto per questo ruolo. E chi diavolo era il Maggiore Martin? Nessuno o meglio, era un cadavere travestito con l’uniforme da Ufficiale dei Royal Marines, che venne fatto trovare sulle coste spagnole dai nazisti, con un biglietto in tasca contenente un piano di attacco da parte degli Alleati in Sardegna. Il falso ufficiale “William Martin”, era in realtà il corpo di un giovane gallese, Glyndwr Michael, morto suicida per avvelenamento da topicida. Il corpo fu sepolto con tutti gli onori militari a Huelva, dove la tomba è tuttora visitabile.
Tornando alla storia, questo astuto inganno, che prese il nome di Operazione Mincemeat, riuscì. I tedeschi ci cascarono con tutte le scarpe e si spostarono dalla Sicilia, permettendo così agli Alleati di sbarcare.
Per chi se lo stesse chiedendo, l’attribuzione di un nome in codice a ogni missione e operazione ha un suo funzionamento specifico, che potete approfondire cliccando QUI.
Tuttavia, ciò fu possibile anche grazie, paradossalmente, all’aiuto da parte di Cosa Nostra. Difatti, le truppe statunitensi e britanniche avevano bisogno di un appoggio concreto sul territorio, per far sì che nella popolazione si instaurasse il clima giusto per “accoglierli”, soprattutto una volta concluse le manovre belliche. Fu così che, in segreto, vennero contattati alcuni boss mafiosi italo-americani, tra cui Frank Costello (Francesco Castiglia) e Lucky Luciano (Salvatore Lucania). Quest’ultimo, stava scontando una pena pluridecennale e venne scarcerato nel 1946 proprio per il suo prezioso contributo nella gestione dell’isola, una volta occupata.
E con l’occupazione della Sicilia, si giunse alla firma dell’armistizio di Cassibile (in provincia di Siracusa), il 3 settembre, dove italiani e Alleati si unirono nascostamente contro la Germania.
Fu proprio questa manovra ideata ingegnosamente, a influenzare positivamente il nostro popolo, innescando così una sorta di “reazione a catena” che portò alla destituzione di Mussolini e alla conseguente storia del crollo del fascismo a tutti noti.
Sì, ma i boss mafiosi? Per servire diligentemente alla causa, numerosi di loro vennero nominati sindaci di alcune città (andiamo bene!), fatto rivelato dal cosiddetto rapporto Scotten, il cui nome è, in realtà “The Problem of Mafia in Sicily”, redatto appunto dal capitano dell’Office of Strategic Services W.E. Scotten, il 29 ottobre del 1943 e a cui oggi non è più applicato il segreto di Stato, quindi di dominio pubblico.
Cito testualmente: “Questo significa l´accettazione a un certo grado, da parte degli Alleati, del principio dell´omertà, un codice che la mafia comprende e rispetta interamente. (…) Ciò significherebbe consegnare la Sicilia per lungo tempo ai poteri criminali. I contatti da me sostenuti con la popolazione siciliana, concordano pienamente sul seguente fatto: la mafia è rinata.”
Praticamente, la Sicilia è finita non dico dalla padella alla brace… ma quantomeno, è saltata in un’altra padella.
Ricordiamo, però, con gioia la Liberazione del nostro Paese. Infatti, il 25 aprile 1945 non è la data che segnò la fine del Secondo Conflitto Mondiale (ovvero, il 2 settembre del 1945), quanto invece la ritirata delle truppe naziste da Milano e Torino, dopo che il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), avviò un’insurrezione coadiuvata da tutte le forze partigiane presenti nel Nord Italia.
La scelta di questa giornata per la commemorazione, avvenne il 22 aprile del 1946.
Ed è una data importantissima per la nostra nazione, che rappresenta, in qualche modo, una sorta di rinascita.
E concludo con una citazione del giornalista e scrittore nostrano Enzo Biagi (1920 – 2007): “25 aprile. Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita.”