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Claudio Tartamella e la sua autentica favignanese Birra Favorio

Come ho già accennato nel mio articolo di presentazione dell’isola (potete trovarlo cliccando qui e qua), a Favignana la vera regina è la Natura, con il suo mare azzurro, il suo vento impetuoso e la sua flora incontaminata.

Tra le tante attività da fare tra cui scegliere su quest’isola selvaggia e meravigliosa, ci sono, sicuramente, i famosi aperitivi al tramonto. E perché non farlo con una fresca birretta?

Proprio qui a Favignana viene servita, tra le altre, una birra completamente artigianale, creata da un giovane favignanese doc, che ha deciso di lanciarsi nel mondo del luppolo, per far degustare la sua terra in un boccale: è Claudio Tartamella e la sua Favorio.

E ho deciso di inserire questo pezzo nella sezione di “Arte a tutto tondo” perché credo che la preparazione della birra, con la sua approfondita e perenne ricerca nel bilanciamento e nell’innovazione dei sapori, sia un’arte, collocabile nell’arte culinaria.

Claudio è un brillante uomo di 34 anni ed è dal settembre del 2016 che si dedica a questa sua passione per la birra artigianale, ma l’anno zero è stato il 2020, l’anno della sua effettiva entrata nel mercato e nel commercio. La scoperta del suo interesse per la birra risale al tempo dei suoi studi universitari a Palermo (triennale e magistrale in ingegneria meccanica) e durante le sue partite di rugby. Ma il vero start, per così dire, lo slancio, è avvenuto quando a Favignana è sbarcato un “prodotto nuovo”, ovvero un nuovo tipo di birra di produzione artigianale, che non era mai stata presente sullo “scoglio”. “Siccome aveva un sapore particolare, diverso rispetto a quello di una birra normale che magari si beve durante i terzi tempi, mi sono incuriosito.”, mi racconta Claudio, ed è qui che ha iniziato un vero e proprio studio approfondito della più conosciuta bevanda al mondo a base di luppolo e orzo. Tutto ciò me lo spiega mentre ci degustiamo alici e crostini in un locale favignanese situato in Piazza Europa, in pieno centro cittadino.

Ogni volta che a Favignana arrivava una nuova bevanda di questo genere, si precipitava immediatamente ad assaggiarla, per comprendere al meglio questi sapori particolari, una vera e propria novità per il suo palato.

La sua birra è aromatizzata con i prodotti del territorio, come il finocchietto selvatico, i fichi d’India o le carrube (queste ultime sono state il suo primo vero e proprio esperimento di aromatizzazione), proprio per esaltare non solo la “sicilianità” della sua bevanda, ma per creare un vero e proprio viaggio sensoriale, olfattivo e gustativo, nel palato di chi decide di assaporarla.

E il coinvolgimento non si ferma al “semplice” sapore: anche le grafiche delle etichette e i nomi dei vari campioni di birra, fanno riferimento ai luoghi, ai momenti, agli aneddoti e alle espressioni tipici delle isole Egadi.

È già nel logo e nell’appellativo Favorio che si scopre la storia di Favignana: “La denominazione Favorio è l’accostamento di due paroline” mi narra Claudio “Fav, che è la radice del nome di Favignana, mentre Orio è Orzo in siciliano.”

E questa parola “coniata” da Claudio, unisce anche il Favonio, l’antico termine che indicava il vento di Ponente che governava e continua a governare l’isola, più il cognome della famiglia Florio, una nota stirpe che ha operato su questa terra, inventando la lavorazione, la conservazione e la commercializzazione del tonno sott’olio.

Praticamente, in una sola definizione, Claudio è riuscito a racchiudere la vera essenza della farfalla del Mediterraneo adagiata su questo mare azzurro (come viene chiamata Favignana, per via della sua forma).

Anche il marchio parla da sé e Claudio mi dice: “Nel marchio ci sono tanti riferimenti a quello che era lo stemma dei Florio. Il loro era un leone ferito che si abbeverava alla fontana intrisa di Chinino. E il Chinino rappresenta un po’ le origini del business dei Florio, dato che veniva usato come cura contro la malaria. Mentre il mio marchio è un leone rampante che si erge su un boccale di birra. Il tutto racchiuso da una silhouette che ricorda le porte della tonnara.”

Nel 2016, come accennavo sopra, Claudio e un suo amico hanno quindi deciso di acquistare online dei kit realizzati apposta per la produzione di birra artigianale: strumenti molto semplici, che però fornivano un ottimo risultato. “Stare lì in attesa, sentire l’odore, vedere dopo un paio di giorni la formazione di bollicine, come veniva a crearsi la bevanda, mi ha appassionato.”, afferma Claudio con emozione ed entusiasmo.

Dapprima, Claudio ha proposto la sua birra in maniera molto semplice, facendola assaggiare ad amici e parenti per capire quale potesse essere l’opinione generale. Ma naturalmente, come dice lui, non poteva fermarsi a familiari e conoscenti per avere un’idea realmente obiettiva. Quindi, ha fatto degustare il suo prodotto anche a gente completamente sconosciuta, zaino in spalla contenente ghiaccio e bottiglie di birra, girovagando per le spiagge e offrendo a chiunque la possibilità di assaggiare e dare un feedback.

È stato proprio il successo ottenuto da questi riscontri a convincere Claudio che, di fatto, si poteva realizzare nel concreto un progetto più serio.

L’occasione per sviluppare le proprie conoscenze, è arrivata frequentando due corsi di specializzazione sulla produzione, appunto, della birra a Roma.

Attualmente, Claudio produce le sue bevande in un birrificio trapanese che ha in dotazione durante l’inverno.

Nel periodo estivo avviene, invece, la distribuzione nei vari locali, distribuzione di cui si occupa lui personalmente. La Favorio si può consumare nei vari pub e bar di Favignana, Levanzo, Marettimo e Trapani.

Ma non solo: attraverso il sito ufficiale (che potete trovare cliccando qui), si può ordinare la bevanda anche online, da qualsiasi parte d’Italia.

E la produzione è un processo appassionante, ma non veloce e così elementare come, forse, si può immaginare, come insegna Claudio: “Serve molta pazienza, non immaginate di alzarvi la mattina e fare come si fa per preparare il caffè.”.

Claudio stima che il periodo di tempo che intercorre tra l’inizio di preparazione della birra e il momento in cui questa è pronta per la vendita, è di circa un mese e mezzo.

“Il birrificio è già attivo alle 7 di mattina, anche alle 6:30.”, esclama Claudio, mentre mi espone come funziona l’intero lavoro per la realizzazione.

“Prima di tutto, si macinano i malti e successivamente, in base alla ricetta, vengono messi in infusione a una determinata temperatura. E nella fase di ammostamento, dove viene in pratica creato il mosto, questa sorta di intruglio di malto e acqua calda viene portato a diverse temperature per estrarre una serie di zuccheri e per far lavorare degli enzimi che serviranno poi a trasformare questi zuccheri in alcol. Altrimenti, ci sono anche degli altri zuccheri non fermentabili che costituiscono quello che è il corpo della birra.”. E Claudio continua specificando che in base ai tempi di tutte queste lavorazioni, si otterrà una birra più o meno corposa, più o meno alcolica… insomma, le tempistiche dettano la “natura” della bevanda al luppolo e orzo.

In seguito avviene la fase di filtraggio, dove le trebbie vengono estratte (le trebbie sono tutti i residui dei chicchi di malto).

Poi la bollitura, con l’aggiunta dei luppoli, che, in base alla ricetta, cambieranno la dolcezza o l’amarezza della birra.

Arriva, dunque, la fase di raffreddamento e la fase di fermentazione, dove si inserisce il lievito. Anche in questo caso, il modo in cui viene impiegato il lievito cambierà alcune caratteristiche della bibita.

A proposito di realizzazione della birra, sapevate che la prima produzione di questa bevanda risale a circa 5000 anni fa?
Sembra che il luogo di origine del delizioso liquido ambrato fosse stato la Mesopotamia, per mano di Sumeri e Assiri, i due popoli che, insieme ai Babilonesi, rappresentano la base del bagaglio culturale della nostra istruzione scolastica (come le barbabietole da zucchero, il cavallo di battaglia se non si sa esattamente cosa dire quando si parla del commercio regionale, il teorema di Pitagora o il fiume Tigri e il fiume Eufrate).
Questi, creavano una bevanda dal sapore decisamente intenso e corposo, a base di cereali fermentati: questa fu la vera antenata della birra odierna.

Esistente in 20 diverse varianti, anticamente, la birra era una bevanda usata soprattutto nei riti religiosi legati al trapasso. Veniva utilizzata come offerta alle divinità dell’epoca e si dice che la dea Ishtar, facente parte della cultura assiro-babilonese, traesse energia proprio da questa bibita. E io oserei dire che questa affermazione non va tanto lontana dalla realtà: la birra è pur sempre la birra, un boccale durante i pasti o dopo cena è un must!

Ma la birra acquistò un’importanza ancor più rilevante con gli Egizi, grazie anche al terreno particolarmente fertile sulle sponde del Nilo. A quel tempo, essa veniva soprannominata “zithum” e si trattava di una bevanda non solo di tipo alimentare, ma anche medicinale, tanto da essere somministrata ai bambini in fase di svezzamento, diluita con acqua e miele, nel caso le madri non avessero il latte con cui nutrirli.
In Italia, la birra divenne popolare grazie agli Etruschi (un altro bagaglio scolastico culturale che non ci scorderemo mai). Anzi, fu proprio grazie alla loro produzione e ai Romani che si deve l’appellativo odierno: sembra, infatti, che il termine “birra” derivi dal latino “bibere”, che significa “bere”.

Tornando alla Favorio, come accennavo sopra, Claudio è molto attento a creare delle ricette che rispecchino la sua terra, che raccontino il luogo in cui è nato e cresciuto, quindi la scelta degli ingredienti è studiata al dettaglio. E questa experience si estende anche ai nomi e alle grafiche delle etichette dati alle varie bottiglie. In particolar modo, Claudio fa spesso riferimento ad attività passate e/o presenti che sono state e rimangono importanti per Favignana e per l’arcipelago delle Egadi in generale.

“Per esempio, una delle mie birre si chiama Cala Tilla e la sua grafica è, in pratica, una particolare angolazione di Cala Rossa. Ho voluto collegare questa birra al fatto che le cale favignanesi sono una gran fonte di turismo (e infatti Cala Rossa è una tra le più celebri dell’isola), quindi ho fatto un gioco di parole: non esiste Cala Tilla a Favignana, come luogo, ma la parola Cala accompagnata da Tilla significa, in siciliano, ‘bevitela’.”

Esiste anche la Pirrera, legata a una delle principali attività di sostentamento e che ha portato Favignana anche a un certo prestigio in passato, ovvero il lavoro legato alle cave di tufo. La bevanda è stata aromatizzata con il finocchietto, proprio perché Claudio, durante una sua visita all’interno di una di queste cave, ha notato una macchia di finocchietto fuoriuscire selvaggiamente dalle crepe nella parete.

 

Oppure c’è la Aria, aromatizzata con i fichi d’India, che racconta non solo come l’agricoltura fosse un’altra fonte di guadagno essenziale per i favignanesi, ma anche una storia personale di Claudio: suo nonno, infatti, ha fatto l’agricoltore per tutta la vita; il nome di questa birra deriva dal modo in cui il parente di Claudio storpiava il sostantivo “aia” con “aria”.

E ancora, il marchio Favorio propone la Mattanza e sì, fa riferimento esattamente a ciò che state pensando: la famosissima tecnica di pesca del tonno usata a Favignana, un grandissimo vanto per quest’isola, specialmente in passato. Ovviamente non è stata realizzata con il sangue dei tonni, ma con fichi secchi e timo, per ricreare un colore rossastro che ricordasse il modo in cui si tingevano le acque quando i tonni venivano pescati.

 

Potete degustare anche la Fenice, una birra testimone di un’altra storia personale: quando Claudio, nelle prime sperimentazioni con la preparazione della bevanda, insieme al suo amico, preparò i primi cento litri, il frigorifero della cucina dove lavoravano prese fuoco. L’incendio che ne conseguì, costrinse non solo alla ristrutturazione parziale della casa, ma anche al trasferimento dell’attività all’interno di un garage di un altro loro amico. La ripresa della produzione, nonostante l’accaduto, diede loro l’idea di nominare la bevanda ottenuta, aromatizzata alle carrube, con la parola Fenice, proprio perché rinascevano letteralmente dalle ceneri.

Ma ce ne sono tante altre da provare, da sorseggiare in riva al mare, mentre le onde si infrangono contro gli scogli. Sono state anche inserite delle Special Edition.

Al momento ce ne sono due di queste “birre speciali”: una è ispirata al Gin di Favignana, realizzata con bacche di ginepro e chiamata Originale, per l’unione della parola Orio (che ricordo significare Orzo in siciliano) e la parola Gin; l’altra è la Donna Franca, aromatizzata al vino Marsala, di cui Donna Franca, facente parte della famiglia dei Florio, era ghiotta.

Entrambe queste Special Edition sono acquistabili sul sito online, ma se volete berle sul posto, la prima è disponibile da Stravecchio, mentre la seconda si può trovare da A’ Putia, due locali situati nel centro cittadino.

 

Obiettivi sul lungo termine di Claudio? Non solo portare il suo birrificio fisicamente sul suolo favignanese, ma svilupparsi anche sul piano ecosostenibile.

Tra le best of delle birre Favorio, sicuramente dovete provare la Cala Tilla o la Mattanza, ma anche la Pirrera è una tra le più vendute.

Il mio consiglio? Provatele tutte. Non perdetevi le news sul sito online e sull’account ufficiale Instagram (che potete trovare cliccando qui e qua).

Immergetevi in un viaggio gustativo alla scoperta dell’isola e lasciate che queste piccole narratrici silenziose si facciano gustare e che vi sussurrino del vento, della terra e del mare.

Quindi, in alto i boccali, gente, perché come recitava un proverbio dell’Antico Egitto: “La bocca di un uomo completamente felice è piena di birra.”.

Scritto da Camilla Marino