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Perché la Terra dovrebbe ospitare l’unica forma di vita intelligente?

Niente da fare, come ho detto in un mio articolo passato (che potete leggere cliccando QUI), ogni volta che si parla di alieni e UFO non si può non canticchiare mentalmente la melodia della sigla di “X-Files”… o il rap di Will Smith dei Men in Black.

Ma perché ho deciso di riprendere in mano il discorso, quando esistono decine di altri argomenti inerenti all’universo che ci circonda? Come per esempio la scoperta di TOI-1452b, un pianeta completamente ricoperto d’acqua e che, per questo motivo, a me piace chiamare “il Pianeta di Miller”, per citare “Interstellar”, capolavoro cinematografico firmato Christopher Nolan, un pianeta coperto interamente d’acqua.

Di questo ne parlerò, però, in un futuro articolo, tranquilli.

Tuttavia, ora, voglio concentrarmi sugli omini verdi che scendono dal cielo perché l’estate dell’anno corrente 2023 (soprattutto agosto e settembre) è stata l’estate degli extraterrestri e degli UFO.

Quindi, eccomi qui a fornirvi qualche news sui nostri cari amici di lunga data provenienti dallo spazio.

Il 13 settembre, a Città del Messico, durante il Convegno sugli avvistamenti UFO organizzato dal governo messicano, ha preso la parola il noto ufologo Jaime Maussan, con qualcosa di a dir poco sensazionale.

Infatti, davanti ai presenti, Maussan ha mostrato due piccoli cadaveri mummificati, delle dimensioni di un bambino, di forma umanoide, con il cranio allungato e tre dita per mano, affermando che si trattassero di mummie extraterrestri!

Il ritrovamento sarebbe avvenuto nel 2017 a Nazca, in Perù, location già celebre per le Linee di Nazca, una serie di giganteschi disegni realizzati nel terreno che si possono vedere solo dal cielo.

Le analisi hanno confermato che si tratta di resti risalenti a più di 1000 anni fa.

Beh? Di cosa si dovrebbe discutere? Maussan ci ha chiaramente illustrato due corpi alieni, quali altri dubbi bisognerebbe avere in proposito?

In effetti, viene spontaneo porsi qualche quesito, soprattutto per il background degli studi sugli UFO (che ricordiamo essere l’acronimo di Unidentified/Unknown Flying Object, OVNI secondo la traduzione italiana Oggetto Volante Non Identificato… a me piace di più UFO) condotti dallo stesso Maussan.

Se si torna indietro nel tempo, più precisamente a un evento del 2015 chiamato “Be Witness”, il già citato ricercatore aveva mostrato un’altra salma mummificata, anche questa, a detta sua, appartenente sicuramente a una forma di vita aliena. Le caratteristiche erano quasi le stesse, tra cui il cranio allungato. Eppure, gli studi effettuati sul piccolo corpicino, avevano dimostrato che, in realtà, non si trattava di niente di proveniente dallo spazio: era solo un bambino appartenente alla Civiltà Nazca, un popolo vissuto nella regione di Ica, sempre in Perù, tra il I secolo a.C. e VI secolo a.C.

Infatti, all’epoca era consuetudine legare la testa dei neonati con una corda, in modo che il cranio si allungasse naturalmente, per motivi puramente religiosi (qualcuno ha forse detto “Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo”? Grazie, Professor Jones, per averci insegnato la storia a colpi di frusta e pistole e con Lara Croft di “Tomb Raider” faresti una bella coppia!).

La locandina del già citato film

Questa pratica, chiamata dolicocefalia, veniva anche utilizzata a scopo sociale: alcuni studi effettuati sul popolo dei Collagua, antichi abitanti del Perù, hanno evidenziato come le donne con il cranio allungato facessero parte, con molta probabilità, di un ceto sociale più elevato rispetto ad altre.

Al bambino mummificato del 2015, inoltre, secondo alcuni studi, sarebbero state applicate delle piccole “modifiche” per renderlo più alieno di quanto non sembrasse.

Quindi, il resto presunto alieno venne indicato come “falso” e Maussan cominciò a perdere di credibilità nella comunità scientifica (per quanto l’ufologia non faccia parte del ramo scientifico).

Nel 2017, Maussan provò ancora una volta a dimostrare l’esistenza di una civiltà extraterrestre passata, mostrando un’altra mummia, sempre proveniente da Nazca, ma questa volta delle dimensioni di un uomo adulto. Cranio allungato e tre dita lunghe lunghe che mi hanno ricordato quel personaggio macabro e inquietante di YouTube di nome Salad Fingers (per me degno di uno degli episodi di “Leone il Cane Fifone”). Nonostante in questo caso fosse stato appurato che la mummia era autentica, la comunità scientifica snobbò la scoperta, dichiarando che poteva trattarsi benissimo di un uomo con malformazioni fisiche, sempre appartenente alla Civiltà Nazca.

Il Professor Jones con il teschio di cristallo in una scena del film

Certo, però, che in Perù se ne trovano di mummie! Eppure il masterpiece cinematografico “La Mummia” del ‘99 era ambientato in Egitto e nei film, di solito, gli alieni, quando guardano il nostro pianeta, prendono sempre di mira gli USA… o il Giappone, se si parla di manga.

Ma c’è un motivo: a 30 km da Nazca si può trovare il cimitero di Chauchilla, una delle necropoli più famose al mondo dove si trovano, ogni volta, resti mummificati in ottimo stato di conservazione.

Tornando alle due piccole salme odierne, date queste premesse, gli studiosi si sono ben guardati dal gridare “All’alieno all’alieno” (volevo fare un riferimento “al lupo al lupo”, ma mi sono resa conto che suona veramente male).

Anzi, un consistente numero di scettici era convinto che i cadaveri fossero stati realizzati tramite l’assemblaggio di diversi resti animali, montati tra di loro a regola d’arte per creare un corpo umanoide credibile.

In merito, nel 2017, nel momento in cui erano state scoperte le mummie, era stato effettuato uno studio con il medesimo scopo, ovvero capire se si trattasse di cadaveri autentici.

I risultati ottenuti quell’anno fecero pensare a un assemblaggio fatto alla perfezione di ossa animali e umane tramite colla sintetica, il tutto ricoperto da ulteriore colla sintetica e fibre vegetali per ricreare un realistico “effetto pelle”, aggiungendo che la fabbricazione delle due salme era addirittura recente.

Al giorno d’oggi, invece, secondo il responso dei test effettuati sui due corpicini, nei laboratori dell’Istituto Scientifico per la Salute della Marina messicana, combinati alla datazione tramite carbonio 14 attuata dall’istituto di fisica dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), hanno confermato che si tratta di salme autentiche, senza alcuna manipolazione e risalgono a più di 1000 anni fa.

Entrambe le autorità, tuttavia, continuano a precisare come le loro indagini non indichino che si tratti per forza di creature non umane; sottolineano che i loro studi si siano concentrati solo sulla datazione delle salme e sulla loro veridicità.

Quindi, scettici e “credenti” rimangono ancora spaccati 50 e 50, anche perché Maussan si deve preoccupare del polverone politico che stanno alzando i suoi piccoli alieni: infatti il Perù chiede “Ma com’è che le NOSTRE mummie sono arrivate in Messico?”.

Ma perché questo avvenimento dovrebbe essere interessante (per me lo è a prescindere)?

Per due motivi, che ora vi spiego.

Partiamo con il primo: se questi due corpi sono davvero appartenenti a due alieni, vuol dire che sono stati presi e seppelliti dall’antica Civiltà Nazca.

Il processo di fossilizzazione, come dicevo, è autentico. Questo ci porta alla teoria degli antichi astronauti.

E che cos’è, mi chiederete voi? Forse qualcuno che sta leggendo questo articolo già la conosceva e già le dava credito.

Per alcuni, forse, quello che sto per dire sembrerà uscito da un convegno di complottisti e terrapiattisti, ma, ricordiamoci che non sappiamo da dove veniamo, chi ci ha mandato, dove andiamo, è nato prima l’uovo o la gallina?

Quindi, veniamo al sodo: secondo tale congettura, che prende anche il nome di “teoria del paleocontatto” o “paleoastronautica”, gli umani e gli extraterrestri si sarebbero conosciuti già nei tempi antichi.

Ora credo vi siano venute in mente tutte quelle speculazioni secondo cui le Piramidi, per esempio, siano state costruire grazie a un piccolo “input” extraterrestre. Tra poco vi parlerò di alcuni dei luoghi del nostro pianeta che possono seguire questa linea di pensiero e “confermare” (termine eccessivo, me ne rendo conto) questa teoria.

Esistono diversi manufatti arcaici che sembrano testimoniare la presenza di creature non umane sul nostro Pianeta, in alcuni casi venerate come fossero divinità.

 

Non solo, seguendo la branca della paleoastronautica, la prova inconfutabile della passata presenza aliena sulla Terra… siamo proprio noi esseri umani! Perché saremmo il frutto di un esperimento genetico perpetrato da una razza extraterrestre superiore. (come viene mostrato nel film di Ridley Scott “Prometheus”)

È il caso dei Sumeri, esempio lampante di questa congettura: secondo Zecharia Sitchin, scrittore azero (quindi proveniente dall’Azerbaigian) naturalizzato statunitense, autore di numerosi volumi inerenti alla teoria degli antichi astronauti, il popolo Sumero sarebbe nato dagli Anunnaki (lingua sumera), detti anche Elohim in ebraico, una civiltà aliena proveniente dal pianeta di Nibiru (lingua sumera) o Marduk (lingua babilonese).

Nibiru non apparterrebbe al nostro Sistema Solare, ma lo attraverserebbe in un punto molto vicino alla nostra Terra durante il suo giro di rivoluzione, che durerebbe ben 3600 anni.

Più di 400 mila anni fa, in questo periodo di “congiunzione astrale”, gli Anunnaki sarebbero scesi sulla Terra alla ricerca di minerali, per la precisione di oro (qualcosa a che vedere con il “sistemare la propria atmosfera”), ma a causa di una serie di scioperi da parte degli operai e di disordini sociali, l’estrazione mineraria stava andando clamorosamente a farsi benedire.

Quindi che potevano fare gli Anunnaki per risolvere la questione? Ma è ovvio: creare degli schiavi! È bastato un semplice “magheggio” genetico con un ominide presente sulla Terra, l’Homo Erectus (quello che, tra l’altro, coinciderebbe con una sorta di “anello mancante” della nostra evoluzione).

È così semplice risolvere i problemi della classe operaia!

Da questo esperimento da laboratorio di dimensioni mastodontiche, sarebbe nato, dunque, l’Uomo e, più nello specifico, la civiltà sumera, che avrebbe cominciato ad adorare gli Anunnaki e a considerarli delle vere e proprie divinità. Infatti, è con questo termine, ancora oggi, che si designa l’insieme di divinità appartenenti alla religione mesopotamica (ecco la nostra amata Mesopotamia! Il Tigri e l’Eufrate del dipartimento scuola educazione!)

E pensate che sia finita qui? Assolutamente no, perché gli Anunnaki, per molti versi simili a noi (o è il caso di dire il contrario?), a un certo punto, hanno fatto come gli dei dell’Olimpo fecero con gli esseri umani (a proposito, se volete qualche curiosità in più sugli inciuci sull’Olimpo, vi basta leggere l’ultimo articolo che ho pubblicato, che potete trovare QUI): si mescolarono agli umani. E da queste unioni carnali tra “dei” e uomini, nacquero i semidei, esseri che condividevano DNA da schiavo e DNA alieno padrone.

Sempre secondo quanto affermava Zecharia Sitchin, queste semidivinità sarebbero state le personalità che avrebbero fondato le civiltà di maggior importanza nel mondo antico, suddividendosi la Terra tra loro in vari domini.

Sitchin non si è di certo svegliato un bel giorno facendosi tutto questo volo pindarico senza motivo: secondo una sua interpretazione di alcune scritture sumeriche, Nibiru sarebbe stato un pianeta situato un po’ più in là rispetto a Plutone, durante il periodo di rivoluzione che coincideva con l’entrata nel nostro Sistema Solare (perché un giro di 3600 anni ha un’orbita mostruosamente grande, più del nostro Sistema).

E non è tutto: sempre secondo Sitchin, sia la Terra che la Luna sarebbero nate dai detriti di Nibiru, dopo la sua collisione con un altro pianeta, Tiamat.

Beh, una teoria del genere è sicuramente suggestiva, ma la comunità scientifica ha molto da ridire sulla questione, appurando che l’interpretazione effettuata da Sitchin, passato a miglior vita nel 2010, delle scritture sumere fosse semplicemente un’interpretazione personale, fuorviata da una traduzione non corretta di determinati passaggi.

Certo, però, che sul nostro pianeta vi sono alcuni luoghi che fanno realmente pensare a una civiltà aliena antecedente a noi.

Come vi anticipavo prima (e come molti pensano), le Piramidi di Giza sono un chiaro esempio: come avrebbero fatto, gli egiziani, a costruirle così “facilmente”?

La risposta grottescamente spiritosa sarebbe “grazie agli schiavi”, ma ragionandoci sopra: ogni blocco con cui sono state realizzate ha il peso di circa due tonnellate e sono stati usati milioni di questi blocchi, con una precisione geometrica a dir poco affascinante. Infatti, le tre Piramidi di Giza sarebbero state messe in piedi per coincidere perfettamente con le tre stelle della Cintura di Orione. Un’impresa del genere non sarebbe impossibile ai giorni nostri, ma richiederebbe un grande sforzo anche con le più moderne tecnologie, figuriamoci 4500 anni fa nei pressi del Cairo.

Ho accennato anche a un altro posto sulla Terra decisamente interessante: torniamo a Nazca, celebre, come dicevo sopra, per i suoi geoglifi.

I disegni realizzati nel terreno risalgono a circa 2000 anni fa, fatti da linee di sabbia che si estendono per chilometri e chilometri nel deserto peruviano, su un altopiano situato a poco più di 300 km dalla capitale Lima.

Per la precisione, in questa zona figurano ben 300 immagini geometriche e 70 animali, tra cui un ragno, una scimmia e quello che sembra un colibrì.

Le linee di questi disegni, in totale più di 800, creano forme persino della grandezza di 320 m.

E nonostante la comunità scientifica tenti di dare una spiegazione razionale sulla precisione di questi geoglifi, sottolineando che i disegni sono visibili anche dalle colline circostanti, punti di domanda rimangono comunque, soprattutto sul movente che spinse la civiltà Nazca (o chi per loro) a realizzarli. Agli inizi del ‘900, per esempio, si pensò a un qualche riferimento alle costellazioni e ai solstizi, ma ancora non ci è dato saperlo.

E che dire di un altro hotspot, ovvero Stonehenge, il famoso cerchio di pietre situato a Salisbury, in Inghilterra?

La costruzione risale a circa 5000 anni fa ed è incredibile la precisione astrologica, considerando che alcuni massi arrivano a pesare più di 50 tonnellate. Infatti, le pietre sono state disposte in maniera tale da coincidere perfettamente con i fenomeni legati ai solstizi e alle eclissi. È vero che, per l’epoca, non era un’impresa impossibile o così tanto difficile posizionare pietre di quelle dimensioni e di quella mole, ma lo studio astrologico che c’è dietro è a dir poco impressionante.

Anche in questo caso non si conosce il reale motivo dell’ideazione di questo sito archeologico.

E poi c’è il mistero dell’Isola di Pasqua, situata nell’Oceano Pacifico, vicino al Cile (se vi viene in mente “Una Notte al Museo” con “Scemo scemo, gomma gomma”, allora siamo sulla stessa lunghezza d’onda): i monoliti più famosi al mondo, su cui sono elaborate le più strampalate teorie.

Le statue, realizzate all’incirca 1000 anni fa dai Rapa Nui (i moai che popolavano l’Isola di Pasqua a quel tempo), sono fatte di tufo vulcanico e in totale sono quasi 900.

Alte più o meno 4 m ciascuna e dal peso di 14 tonnellate, alcune sono in evidente stato di “work in progress”, quindi dovevano ancora essere completate.

Ancora oggi non si conosce né il motivo legato alla loro costruzione (anche se si opta, come al solito, per il movente rituale o religioso), né la fine che hanno fatto gli intagliatori Rapa Nui. Si presume che i moai dell’isola di Pasqua fossero svaniti nel nulla a causa di una catastrofe naturale… o forse sono stati rapiti dagli alieni che hanno ispirato le statue.

Ci spostiamo poi in Messico, a Teotihuacán, che significa letteralmente “città degli dei”. Costruita più 2000 anni fa, poteva ospitare circa 100 mila persone e si suppone che più civiltà contribuirono alla sua fondazione, tra cui Maya (popolo vivente ancora oggi, che tiene viva la propria cultura, a differenza di qualsiasi credenza popolare), Zapotechi e Mixtechi. Come al solito, non si discute sulle “capacità immobiliari” degli antenati del centro America, quanto invece sulla meticolosità nel seguire gli eventi astrologici: le strutture dell’intera città, soprattutto del suo edificio più famoso, ovvero la Piramide del Sole, sarebbero state erette seguendo i cicli del calendario.

O ancora, sempre in Perù (certo che il Perù andava di moda nelle comunità aliene, un po’ come una vacanza alle Maldive per noi), sulle Ande è presente la fortezza di Sacsayhumán, vicino a Cuzco, la capitale della Civiltà Inca.

La fortezza fu costruita circa 1000 anni fa e ogni masso che la costituisce pesa anche oltre le 360 tonnellate ed è stato trasportato lungo la bellezza di 30 km. Indovinate? Esatto, precisione millimetrica in base ai fenomeni legati agli astri.

Ma la comunità scientifica spiega tutto ciò specificando di aver scoperto un complesso sistema di carrucole che avrebbe permesso a questo popolo di trasportare questi macigni, tenendo presente che nel territorio Inca ci sono decine e decine di costruzioni realizzate in un modo simile.

Magari le carrucole sono state un suggerimento alieno?

In “Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo” erano stati gli extraterrestri a insegnare l’agricoltura agli esseri umani, magari hanno insegnato agli Inca come fare una carrucola?

Ma anche con un’osservazione più mirata verso alcuni manufatti o monumenti, sconfinando in quella che viene detta “archeologia misteriosa” (detta anche “criptoarcheologia”, “archeologia alternativa” o “pseudoarcheologia”), si può pensare a un’incursione non umana sul nostro pianeta.

Questi ritrovamenti, come per esempio monili precolombiani rappresentanti figure simili ad aerei o i tubi di Baigong (una serie di cunicoli rinvenuti nei pressi dell’omonimo monte in Cina (per la precisione, nella provincia di Qinghai), presentano caratteristiche anacronistiche tali da essere considerabili come OOPArt (acronimo di “Out Of Place ARTifacts”, letteralmente “Manufatti fuori posto”), ovvero come oggetti o monumenti la cui realizzazione non coinciderebbe con il periodo storico di appartenenza.

Per farvi capire meglio, ecco un esempio di anacronismo: immaginate di sfogliare un vecchio album di fotografie di inizio ‘900 e di scorgere un uomo che parla al cellulare. Ecco, questo è un anacronismo.

Un monumento di importanza estremamente rilevante per quanto concerne l’archeologia misteriosa è sicuramente La Sfinge.

Esistono tanti miti e leggende inerenti alla scultura di pietra calcarea più famosa al mondo (la cui costruzione risale tra il 2558 a.C. e il 2532 a.C.), ma grazie alle parole di un chiaroveggente americano di nome Edgar Cayce, negli anni ’30 del Novecento, si è cominciato a ipotizzare dell’esistenza della cosiddetta Sala dei Registri, un’immensa biblioteca antica posta sotto la Sfinge e che conterrebbe non solo documentazioni sugli alieni entrati in contatto con la civiltà egizia, ma persino cenni alla mitica Atlantide.

Penserete che forse era un pazzo, ma probabilmente su qualcosa aveva ragione: infatti, un team della Waseda University (Giappone) avrebbe individuato una serie di cunicoli, tunnel e camere sotterranei segreti sotto la mastodontica scultura. Scienziati ed egittologi continuano a smentire questa presunta scoperta, affermando che non ci sia niente sotto le zampe della Sfinge.

Ma se così non fosse? Non sarebbe così strampalato pensare a ingressi non accessibili a chiunque e nascosti per bene, la stessa tomba del faraone Tutankhamon fu scoperta per caso, proprio quando si cominciava a pensare che non esistessero altre tombe nei paraggi: semplicemente, un egiziano aveva versato casualmente dell’acqua per terra, acqua con cui si stava lavando le mani per cominciare il suo momento di preghiera; gli archeologi presenti si accorsero che l’acqua filtrava nel terreno attraverso delle crepe invisibili sotto la sabbia, a dimostrare che sotto i loro piedi vi era una camera sepolcrale.

Quindi, perché dovrebbe necessariamente essere altrimenti per la Sfinge, monumento ancora oggi incasellato nel più totale mistero? E in un mio viaggio, dopo aver attraversato il Nilo, sono arrivata alla Valle dei Re, dove ho visto la tomba di Tutankhamon… un’emozione incredibile!

 

Insomma, si parla di pseudoscienza, ma la scienza stessa non riesce a rispondere a tutti i quesiti, nonostante le moderne tecnologie a disposizione.

Non si può neanche gridare al miracolo “non umano”, questo è certo, anche perché le prove di cui siamo in possesso indicano, almeno per il momento, un’opera prettamente umana.

È anche vero che, seguendo sempre la linea di pensiero della teoria degli antichi astronauti, noi esseri umani ci saremmo evoluti a una velocità strabiliante rispetto a qualsiasi altra specie animale.

La domanda è sempre la stessa: perché? Perché certe scimmie hanno detto “IO HO FATTO FUOCO!” (per citare “Cast Away”, il film con Tom Hanks e la palla Wilson) e altre hanno detto “Io preferisco continuare a spulciarmi e mangiare banane”? Margherita Hack docet, nei suoi quesiti.

Tutto questo immenso “spiegone” era il primo motivo per cui le due mummie presumibilmente aliene presentate in Messico risultino così rilevanti.

Il secondo motivo è da ricercare negli ospiti che hanno presenziato al convegno: tra gli esperti ufologi e astrofisici autorevoli come Abraham Loeb, dell’Università di Harvard, figurava anche Ryan Graves, ex pilota della Marina americana.

Proprio il 26 luglio dell’anno corrente 2023, Graves ha tenuto un discorso al congresso statunitense sui continui avvistamenti di UFO da parte di un considerevole numero di piloti militari.

In effetti, quel giorno, sono stati ben tre gli ex ufficiali militari che hanno testimoniato quanto il governo USA sappia sugli UFO (o UAP, come li chiamano adesso, Unidentified Aerial Phenomena… io continuo a dire che UFO suona meglio).

In particolar modo, l’ex funzionario dell’intelligence statunitense David Grusch, ha affermato che il governo federale è in possesso di resti di UFO e materiale biologico non umano, la maggior parte conservati nella famosa Area 51! Questo fin dai tempi dell’incidente di Roswell, avvenuto il 2 luglio del 1947, quando nell’omonima località statunitense si schiantò un UFO al suolo, sconvolgendo la cittadinanza. Intervennero immediatamente subito i militari e l’incidente venne spiegato con un pallone sonda del progetto Mogul, che era un progetto top secret della United State Air Force che voleva usare i microfoni agganciati ai palloni sonda durante la Guerra Fredda tra USA ed ex Unione Sovietica, precipitato al suolo. Il caso, tuttavia, alzò un polverone un po’ troppo grosso, date anche le testimonianze di diverse persone che affermavano di aver visto un disco volante e, soprattutto, dei resti non umani portati via in fretta e furia.

E poi… solo a me viene in mente: in un periodo particolare come quello della Guerra Fredda, veramente i militari statunitensi avrebbero spiattellato così gratuitamente l’esistenza di un progetto top secret? Un UFO con dentro un alieno poteva essere un’ottima “copertura”…

Inoltre, Grusch ha confermato quanto diceva Graves insieme a un altro ex militare, David Fravor: gli avvistamenti di UFO sono tanti e sono diventati un bel problema anche per la NASA, che ha indetto una task force con lo scopo di scoprire qualcosa in più su questi strani fenomeni.

Anche se non è la prima volta che gli Stati Uniti attuano un progetto per studiare gli UFO (vedete, per esempio, il Progetto Blue Book, messo in piedi tra il 1947 e il 1969, con un totale di 12.618 avvistamenti anomali registrati), a questo giro sembra che sia NASA che Pentagono vogliano essere più “seri” al riguardo.

Su 800 avvistamenti, il 5% di queste rimane ancora senza una risposta “umana” (come detriti spaziali, velivoli militari, palloni sonda o simili). Perciò, il Pentagono stesso ha deciso di aprire un sito (che vi linko QUI) dove la popolazione statunitense e non, possa pubblicare la propria testimonianza e dove verranno pubblicati continui aggiornamenti sulla faccenda, proprio per poter comprendere al meglio la natura di tali fenomeni.

In effetti, un grafico interattivo presentato da un articolo de Il Sole 24 Ore (che potete vedere cliccando QUA), dimostra come dal 1969 al 2021, gli avvistamenti UFO siano aumentati in maniera esponenziale, con un picco di 8.761 solo nel 2014.

Io stessa ne ho visto uno nel 2020, in una notte d’estate, mentre ero in vacanza a Pantelleria: una sfera luminosa nel cielo, che ha attraversato le stelle in linea retta a una velocità incredibile, prima di scomparire nello spazio. Nella top 3 dei Paesi con più avvistamenti abbiamo: al terzo posto il Regno Unito, al secondo posto il Canada e al primo posto, rullo di tamburi, gli USA (allora è vero che agli alieni frega solo degli Stati Uniti).

Tra l’altro l’America può vantarsi, per così dire, del primissimo caso di avvistamento UFO della storia, grazie al pilota Kenneth Arnold che, il 24 giugno del 1947, vide nel cielo, nei pressi del Monte Rainer, nello stato di Washington, nove dischi volanti, la cui velocità era molto elevata e l’andamento decisamente “irregolare”.

Beh, a dirla tutta, una delle testimonianze più antiche è nostrana e risale all’1 novembre del 1864, a Montespertoli, dove la contessa Baldelli affermò di essere stata attirata da “un bianco globo di fuoco molte volte più grande della luna piena”. Seguita, poi, da una palla più piccola, l’immensa sfera, poi, scomparve nel nulla.

Quindi, anche noi italiani non siamo da meno: nel marzo del 1945, in Friuli, avvenne il cosiddetto mistero dei “foo-fighters”, una serie di sei palle di fuoco grosse tre volte la Luna che inseguirono un bimotore Boston del 55esimo Squadrone cacciabombardieri della Raf.

Il 24 aprile del 1950, ad Abbiate Guzzone, nella provincia di Varese, un uomo non solo vide un UFO al suolo, ma anche delle creature aliene intente a riparare il velivolo evidentemente danneggiato. L’uomo, pensando che si trattasse di un semplice aereo militare in avaria, offrì il suo aiuto alle tre figure umanoidi, ma queste lo cacciarono con strani versi gutturali e gli spararono un raggio di luce quasi accecante, prima di rientrare nel portello della loro navicella e volare via nella notte, verso lo spazio.

E non dimentichiamoci del palombaro volante avvistato nel cielo di Pescara il 15 giugno del 1993: il comandante dei Vigili del Fuoco stava facendo l’istruttore di volo a bordo di un elicottero, quando sia lui che le altre quattro persone presenti, a circa 600 metri di altezza, schivarono per un pelo un oggetto volante che si dirigeva verso lo spazio. L’oggetto in questione, altri non era che una figura umanoide con quella che sembrava essere una tenuta simile a quella di un palombaro. L’equipaggio informò subito le autorità competenti, ma la stranezza fu che nessun radar aveva captato quella creatura.

Ora, io vi ho spiegato i fenomeni più eclatanti, ma c’è un bell’elenco di queste anomalie aeree.

 

Cosa si può concludere da tutto ciò? Gli alieni sono stati sulla Terra? Sono già in mezzo a noi? Siamo un semplice giochetto genetico di chi sa usare provette e camici da laboratorio meglio di noi?

Forse, probabile, non si conosce la risposta.

Intanto, fin dal 1984 è tuttora in attivo un programma chiamato SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), che consiste nell’utilizzo di segnali radio inviati nel cosmo alla ricerca di forme di vita aliene e, contemporaneamente, per segnalare la nostra presenza alle suddette. Ovviamente, la tecnologia del SETI è stata studiata non solo per trasmettere, ma anche per ricevere una qualche risposta… risposta che forse abbiamo già ottenuto. In futuro scriverò un articolo dedicato interamente a questi segnali radio lanciati e ricevuti e sui dettagli inerenti a questo programma, perché parlare adesso di frequenze radio o effetto Doppler, penso possa farvi scoppiare la testa.

E comunque, in ogni caso, affermare che la razza umana sia l’unica forma di vita intelligente nello spazio, risulta quantomeno megalomane e da manie di protagonismo. La Terra si trova nel Sistema Solare, sistema che si trova a sua volta nella Via Lattea, una galassia che, a confronto con l’intero universo risulta un granello di sabbia su una spiaggia. Ci sarà sicuramente un pianeta in grado di ospitare la vita, che ha condizioni ambientali tali da permettere lo sviluppo di un qualche tipo di essere vivente.

Recentemente, è stato scoperto l’esopianeta (corpo celeste che orbita attorno a una stella in sistemi simili a quello solare, citando Treccani) K2-18b, dove è presente un composto chimico in particolare: il dimetilsolfuro (sì, è un nome un po’ speciale).

E che cos’ha di tanto speciale, mi chiederete voi? Il punto è che tale composto viene prodotto unicamente da reazioni biologiche, ergo, forme di vita, soprattutto alghe di fitoplancton. Viene spontaneo anche supporre che “loro” non abbiano necessariamente bisogno delle nostre stesse condizioni di vita: per esempio, potrebbero non respirare ossigeno, ma anidride carbonica…

E questo corpo celeste “sta qua dietro”, a soli 120 anni luce dalla Terra, che sembrano tanti, ma in realtà, nella vastità del cosmo, sono un battito di ciglia.

Scriverò un articolo anche su questo e su tutti gli altri pianeti potenzialmente abitabili o già abitati, anche perché secondo un calcolo effettuato dallo scienziato Piero Madau, professore presso il Dipartimento di Astronomia e Astrofisica dell’Università della California, in un raggio di 326 anni luce sono presenti ben 11 mila pianeti rocciosi simili alla Terra, con acqua liquida sulla superficie. È la tecnologia che, mano a mano, ci fa scoprire sempre di più, banalmente cannocchiali e telescopi più potenti.

E voglio concludere con una citazione non del buon vecchio Stephen Hawking (che ho già citato nel mio articolo sui presunti coiti con gli alieni, che vi linko di nuovo QUI), ma di Carl Sagan, astronomo, divulgatore scientifico e autore di fantascienza statunitense (1934 – 1996): “A volte credo che ci sia vita negli altri pianeti, a volte credo di no. In qualsiasi dei due casi la conclusione è sorprendente.”.

Scritto da Camilla Marino