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Le sette: storie di devozione, fragilità, fanatismo e manipolazione

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I primi giorni di febbraio dell’anno corrente 2024 verranno per sempre tristemente ricordati per uno dei fatti di cronaca più sconcertanti della storia italiana. Ad Altavilla Milicia, un comune nei pressi di Palermo, infatti, è avvenuta una vera e propria strage, di cui non si fa altro che parlare e analizzare da diverse settimane: Giovanni Barreca, un muratore fanatico religioso, con l’aiuto di Massimo Carandente e Sabrina Fina, due coniugi, ha torturato e ucciso la moglie e i due figli, rispettivamente di 16 e 5 anni. Alle sevizie, ha preso parte anche la terza figlia, una 17enne che si pensava, in principio, essere miracolosamente sopravvissuta a questo atto di follia.

Il movente dietro al tragico accadimento, per quanto le dinamiche siano ancora piuttosto confuse, è stato di natura appunto religiosa, con un meccanismo apparentemente molto simile, se non identico, a quello costruito dalle sette. Sembrerebbe infatti che la coppia, esterna al nucleo familiare, e che si faceva chiamare “figli di Dio”, avesse plagiato Barreca e figlia, convincendoli che i loro cari fossero posseduti da uno spirito demoniaco e che dovessero, per questo, essere liberati.

L’esorcismo è stato condotto nell’arco di una settimana: una settimana che si è rivelata un incubo senza possibilità di risveglio da parte delle vittime. Addirittura, uno dei figli è stato strangolato con l’ausilio di una catena, rinvenuta proprio accanto al suo corpo.

Al momento, Barreca è recluso presso il carcere Pagliarelli di Palermo e verrà sottoposto a una perizia psichiatrica, poiché convinto che anche il suo compagno di cella sia posseduto e che quindi si senta in dovere di “liberarlo”.

Per quanto questa tragica vicenda sia assolutamente degna di maggiori approfondimenti, oggi non sono qui per esporvela in dettaglio, ma a interrogarmi, invece, su tutti quelli che sono stati i perché di questo e dei più gravi atti criminosi avvenuti da parte delle sette nel mondo. Perché la nostra storia, soprattutto quella contemporanea, è purtroppo disseminata di omicidi o suicidi di massa e non solo, motivati da una fede cieca ed estremista o da manipolazioni mentali.

Prima, però, è necessario delineare il concetto di setta religiosa. Non è un compito semplice, perché il suo significato è alquanto fumoso e facilmente confondibile con quello di movimento religioso.

In effetti, entrambe le definizioni condividono l’idea di un’aggregazione di individui che perseguono tutti lo stesso scopo, la stessa dottrina spirituale, filosofica e a volte anche politica. In entrambe si possono trovare delle figure di spicco, dei leader, che “guidano” in un modo o nell’altro, i vari adepti o credenti.

Vediamo quindi, più nello specifico, la locuzione “setta” dagli albori: essa deriva dal latino sector, che tradotto in italiano significa “seguire”, ma parallelamente potrebbe anche avere una provenienza greca dal verbo seco, che vuol dire “tagliare” o “separare”.

Già da queste due traduzioni, si può capire la sua vera natura: il leader si pone, come compito, quello di isolare completamente i suoi proseliti dalla loro solita cerchia sociale, dunque familiari, amici e via dicendo, attraverso tecniche di “lavaggio del cervello” (vedi verbo “seco”).

Infatti, il capo (o guru, gran sacerdote, maestro ecc.) è solitamente una figura brillante e carismatica, capace di abbindolare tutte quelle persone altamente insicure, che cercano disperatamente un posto di appartenenza, dove possano sentirsi in un certo modo protetti.

Se notate bene, vi accorgerete, difatti, che tutti i discepoli di una setta arrivano da situazioni economiche difficili, traumi di ogni sorta (come lutti o malattia), episodi che li hanno sconvolti, dipendenza da alcol o droghe e via dicendo.

Ma sono compresi soprattutto anche quei giovani che mancano di fiducia in sé stessi, facilmente influenzabili e che hanno sete di risposte alle domande difficili della vita. Il leader attira questa fetta di soggetti con la falsa promessa di rispondere a tutti i quesiti più rilevanti della nostra esistenza, colmando quei vuoti interiori che tanto pesano in certi animi.

Spesso e volentieri, il capo setta si auto proclama come la reincarnazione di Gesù, profeti o simili.

Come dice Gianluca Minucci, esperto psicologo, psicoterapeuta e ipnotista, mio grandissimo amico che consulto ogni qualvolta abbia bisogno di un approfondimento in merito (potete trovare i link per il suo sito web e per il suo profilo Instagram rispettivamente QUI e QUA), dato il plagio psicologico su una mente fragile, il potenziale seguace si ritrova a entrare volontariamente in questo circolo vizioso, felice di aver trovato un gruppo di affiliazione e di risultare, per certi versi, una componente importante di qualcosa di grande.

Il cocktail giusto per una setta è proprio la combinazione di una fragilità individuabile, uomini e donne che già di per sé si sentono (o sono) isolati dalla società, e di una figura carismatica, all’apparenza caritatevole ed empatica che li accoglie. Le sette, inizialmente, possono promuoversi come dei “punti di vista alternativi” per rivolgersi alla religione (invero, molte sette derivano tutte da religioni riconosciute nel mondo, sono ramificazioni diverse e pressoché deliranti in molti casi). Prima incuriosiscono e poi irretiscono. Un po’ come le piante carnivore, oserei dire.

Non solo le sette si dimostrano come delle realtà accoglienti, ma alle volte si interessano superficialmente anche di dinamiche umanitarie.

E una volta all’interno, il plagio mentale non può fare altro che aumentare considerevolmente.

Ed è qui che entrano in gioco atti estremi come omicidio e suicidio: letteralmente, delle prove di vera fede.

Naturalmente, la prima tristemente nota tragedia, non facile da dimenticare, è il massacro di Jonestown, il più grande suicidio di massa per motivi religiosi avvenuto nella storia, datato 18 novembre 1978, dove 909 persone si tolsero la vita, sopravvissero in 167, compreso il figlio del predicatore.

La setta in questione era denominata il Tempio del Popolo (People’s Temple), fondata dal reverendo James Warren Jones, un fanatico religioso che, tuttavia, si dimostrava una persona decisamente affabile, che lottò contro la droga e che diresse, all’interno della sua comunità, anche un istituto per bambini portatori di handicap. Non solo, egli era anche un personaggio davvero di spicco a San Francisco, a quei tempi. Il movimento nacque con l’idea di diffondere una mescolanza tra il volere di Cristo e la dottrina stalinista.

Ecco che, però, negli anni Settanta, la mente di quest’uomo andò alla completa deriva ed egli cominciò ad autoproclamarsi come la reincarnazione di Gesù e di Lenin in un unico corpo. Questo crossover delirante fondeva quindi il misticismo con il comunismo e Jones affermava di riuscire a compiere miracoli.

Iniziarono a circolare le prime voci sugli abusi sessuali compiuti verso alcuni aderenti e le accuse si fecero mano a mano sempre più serie.

Per questo motivo, Jones si accordò segretamente con il governo della Guyana francese affinché potesse concedergli dei terreni nella giungla, dove il reverendo e mille fautori del Tempio del Popolo si stanziarono, istituendo la loro sede ufficiale, Jonestown (parlavamo di leader egocentrici e megalomani?), quella che loro indicavano come una “terra promessa”.

Non passò molto tempo e i familiari degli affiliati alla setta cominciarono a reclamare il loro ritorno a casa; la setta venne accusata di svariate frodi fiscali e il deputato del Congresso degli Stati Uniti, il californiano Leo Ryan, recatosi sul posto per vedere con i propri occhi cosa stava accadendo, insieme a una squadra di giornalisti, venne ucciso durante una sparatoria, mentre cercava di salvare alcuni membri costretti a trasferirsi a Jonestown.

Messo alle strette, dunque, James Jones ordinò ai suoi fedeli di compiere “il supremo sacrificio per la religione e il comunismo, per difendersi dall’imminente arrivo delle forze del Male” (non credo ci possano essere commenti a queste parole).

Furono 909, dunque, le persone che, sottomesse e ormai irrimediabilmente condizionate e probabilmente costrette, si misero in fila per bere un cocktail velenoso fatto con il cianuro. Jones, una volta accertatosi che fossero tutti morti, si sparò un colpo in testa.

Ispirato a questo massacro, vi consiglio un film girato in stile mockumentary che ben rende l’idea di plagio mentale effettuato da una setta, dal titolo “The Sacrament”, del 2013, per la regia di Ti West.

Anche noi europei, sfortunatamente, non siamo esenti da certi episodi: nel 1994, nel 1995 e nel 1997, avvennero tre stragi, tra suicidi e omicidi, perpetrati dalla setta dell’Ordine del Tempio Solare, un ordine esoterico neo-templare nato a Ginevra, in Svizzera, i cui fondatori furono il naturopata e medico Luc Jouret e il gioielliere truffatore Jo Di Mambro. Apro una piccola parentesi prima di continuare, per spiegarvi brevemente il significato di “neotemplarismo”, cioè tutti quei gruppi che si rifanno all’ordine religioso cavalleresco dei Cavalieri Templari, dove anticamente le caratteristiche erano voto di combattimento, obbedienza e povertà.

Io direi che già dal curriculum vitae di Jo Di Mambro, alla voce “truffatore”, non avrei mai dato chissà quale credito a questo culto… Perché, come volevasi dimostrare, tutti i “miracoli” eseguiti dai due ideatori, furono orchestrati a regola d’arte, con effetti speciali degni dei migliori film indipendenti di serie B. Addirittura, riuscirono a far credere ai loro sottoposti che una tossicodipendente entrata da poco nell’Ordine, fosse incinta del cosiddetto “bambino cosmico”, toccando il suo ventre con una spada e generando un fascio di luce (aiuto!). Il concepimento senza rapporto sessuale venne considerato la vera prova dei poteri dei due leader, un po’ come accadde alla Vergine Maria, senza voler sembrare blasfema. In realtà l’accoppiamento, ovviamente, era avvenuto, eccome, perché la donna era rimasta realmente gravida, da poche settimane, proprio da parte di Jo Di Mambro.

Se da un lato, tuttavia, queste truffe vennero una a una scoperte, dall’altro i due spinsero affinché si potesse anticipare il “viaggio verso Sirio”, cioè la morte.

Il 5 ottobre del 1994, vennero ritrovate decedute, in due località diverse (Salvan nel Canton Vallese e Cheiry nel Cantone di Friburgo), 48 persone. In alcuni furono rinvenute tracce di iniezioni (non si sa se auto inferte o meno) di un veleno a base di curaro, oppiacei e benzodiazepine, mentre altri rimasero uccisi da colpi di arma da fuoco o soffocati da sacchetti di plastica.

Il 16 dicembre del 1995, sedici persone, tra adulti e bambini, vennero ritrovati bruciati vivi, vicino a Saint-Pierre de Chérennes, in Francia.

Il 22 marzo del 1997, altre otto persone vennero rinvenute morte, in Canada, anche loro affiliati all’Ordine. Fortunatamente, in questa nefasta sciagura in particolare, tre ragazzi sopravvissero.

E come non menzionare anche la setta ufologica di Heaven’s Gate, creatasi a San Diego a metà degli anni Settanta?

Il suo iniziatore, Marshall Applewhite, era convinto di essere non solo un erede o successore di Gesù, ma anche un alieno e predicava una farneticante dottrina che convogliava la sua visione del Nuovo Testamento della Bibbia di re Giacomo e di diversi scritti fantascientifici che aveva letto nel corso del tempo.

Insieme alla sua collaboratrice Bonnie Nettles, cercarono fin da subito, attraverso volantini pubblicitari, sostenitori al loro credo: sostenitori che loro chiamavano “l’equipaggio”. Incredibilmente, inspiegabilmente e assurdamente, nonostante un primo periodo di scetticismo, alcuni cominciarono a dar loro retta e si unirono al gruppo. Questo perché nei volantini veniva spiegato che si ricercavano partecipanti per un esperimento che avrebbe portato al “Livello Successivo”, uno scalino evolutivo più alto.

Passarono gli anni e la setta crebbe anche grazie all’avvento di Internet, aprendo un proprio sito web.

Il 29 marzo 1997, era previsto il transito della cometa Hale-Bopp, la più osservata e luminosa del XX secolo. La sua luminosità superò persino le aspettative degli astronomi!

E ovviamente, questo era un segno divino per la setta di Heaven’s Gate: pensavano infatti, che un’astronave spaziale, situata proprio nella scia della cometa, avrebbe prelevato le loro anime per renderle immortali (è veramente difficile pensare razionalmente che qualcuno possa aver aderito a tutto ciò… un po’ too much.).

Fu così che 39 invasati del culto si suicidarono bevendo veleno, proprio pochi giorni prima del transito della cometa. Tra questi, vi era anche Thomas Nichols, fratello dell’attrice televisiva Nichelle Nichols.

Venne reperito un filmato in cui lui, prima di uccidersi, si dichiarava la persona più felice del mondo.

Pensate fino a che punto arrivano il plagio e la manipolazione mentale!

Da ricordare anche il massacro di Waco, avvenuto tra il 28 febbraio e il 19 aprile del 1993, dove 93 persone della setta cristiana davidiana (il nome deriva dal regno di Re Davide, con la seconda comparsa di Cristo sulla Terra) decisero di appiccare il fuoco all’interno del ranch dove avevano luogo i loro riti e perire così tra le fiamme.

Questa decisione venne presa durante un assedio effettuato dall’FBI e dall’ATF, con il sospetto che la setta detenesse armi illegali.

Persino la Terra del Sol Levante non si discosta da tali atti di follia: nel 1995, sette membri della setta Aum Shinrikyō (tradotto in italiano “Suprema Verità”) scesero nella metro di Tokyo e cercarono di avvelenare tutti i presenti con il gas nervino sarin. Furono 6000 le persone intossicate e sei coloro che persero la vita.

A detta degli attentatori, capeggiati da Shoko Asahara, che seguivano le impronte di alcuni scritti di Nostradamus, fissati con l’Apocalisse, avrebbero commesso questo attentato per sfuggire all’apocalisse nucleare.

I sette, nel luglio del 2018, vennero giustiziati tramite impiccagione, colpevoli di aver effettuato il peggior attacco terroristico della storia giapponese.

E purtroppo, anche noi italiani rientriamo nella classifica degli omicidi più efferati della cronaca nera, con le Bestie di Satana, una setta formata da satanisti e da ragazzi annoiati che facevano largo uso di droghe, nella provincia di Varese, e che in cerca di emozioni estreme, tra il 1998 e il 2004, assassinarono e indussero al suicidio un cospicuo numero di vittime, con svariati metodi di uccisione e di tortura.

Al momento, secondo i dato forniti dal Codacons, le sette in Italia “ufficiali”, sono 500, per un totale di circa 2 milioni di italiani coinvolti tra psicosette (40% del totale), ovvero quei gruppi che si promuovono come organizzazioni che studiano come potenziare la mente, sette incentrate su satanismo e spiritismo (30%) e sette pseudo-religiose (15%). 

Le ricerche confermano anche che una buona percentuale degli affiliati alle suddette, ovvero il 35%, ha un’età inferiore ai 30 anni. (dati aggiornati al 22 maggio del 2022)

E questo fenomeno, fino a ora, è stato sempre in crescita negli anni: nel 2007 risultavano 851 gli italiani di qualsiasi ceto sociale che, in preda a un disperato bisogno di aiuto dettato, come ho già detto, da situazioni economiche difficili, lutti o altri problemi, si rivolgevano ad associazioni come queste, guru o santoni di ogni sorta, sia di persona che online. Nel  2018, questo numero è salito a 1403.

Naturalmente, questi sono gli elementi “ufficiali” e alla luce del sole, senza contare un massiccio sottobosco di sette più “nascoste”.

I numeri coinvolti sono comunque molti di più, sempre secondo il Codacons, se andiamo a comprendere tutta quella fetta di popolazione che, anche se non affiliata concretamente a una setta, a ogni modo si rivolge a santoni, chiromanti e quant’altro, credendoci: 13 milioni.

Quelli che vi ho elencato sono solo alcuni tra i massacri più rilevanti dei giorni nostri. Leggendoli, non si può fare altro che pensare a quanto sia insensato che un così consistente numero di persone abbia potuto farsi influenzare in maniera tanto irrimediabile e massiccia, da arrivare a togliersi la vita e a toglierla ad altri.

E ripensando alla strage di Altavilla, la domanda che in molti mi hanno posto nei giorni scorsi è stata: com’è possibile che nel 2024 accadano ancora fatti come questi?

La mia risposta: nel 2024 una buona parte di umanità, soprattutto nei momenti difficili, ha ancora, tuttavia, bisogno di credere in qualcosa, perché come detto sopra, le domande esistenziali sono tante e immense e non tutti sono in grado di affrontarle alla stessa maniera.  I movimenti religiosi aiutano, ma richiedono, per contro, anche rigore e rispetto di certe regole, che impongono comunque determinati comportamenti.

Attenzione, non sto affermando che chi vada a messa la domenica o chi si inchini in direzione della Mecca sia affetto da una forma di psicosi delirante o sia per forza una mente fragile, esiste in ogni caso la speranza in un aldilà, una concezione spirituale, un libero credo che accomuna migliaia di persone nel mondo. Poi, questo credo cambia, ognuno ripone la propria fede in ciò che vuole, che sia Dio, Allah, la Dea Calì, le Forze della Natura, gli alieni, il folletto che vive nell’armadio… Ma il disegno che smuove gli animi di tutti i fedeli rimane sempre lo stesso.

Come esistono gli individui violenti al di fuori della religione, esistono anche all’interno di essa. Come esistono i manipolatori nel quotidiano, esistono anche in nome di una dottrina mistica. Chiamasi fondamentalismo o estremismo… In altri casi si parla proprio di follia.

Non dimentichiamo che nei secoli passati, in nome della religione cristiana, sono stati compiuto massacri indicibili, con un numero così alto di caduti da non poter essere preciso. Tutto in nome di una fede che volevano inculcare a popolazioni estranee, adoratori pagani.

Tutte le religioni, in principio, erano sette, perché ramificazioni di una devozione preesistente, che poi si sono consolidate nel tempo.

È anche vero, però, che nella teologia cristiana gli apologeti (sostenitori di un dogma) definivano la propria fede come una “vera filosofia”, in grado di rispondere alle domande dottrinali e filosofiche, diventando così importante allo sviluppo delle culture a essa collegate.

Tra le organizzazioni di dubbia catalogazione, esiste anche la Chiesa di Satana, fondata dall’esoterista, musicista e scrittore americano Anton LaVey, nel 1966, a San Francisco. La sua particolarità è proprio nel doppio riconoscimento, sia come nuovo movimento religioso, che come setta, poiché l’identità dei suoi membri rimane pubblicamente sconosciuta.

Per quanto il nome possa far pensare a un culto demoniaco, in realtà fonda i propri concetti su una moltitudine di pensieri filosofici, tra cui figurano anche Nietzsche e Jung: l’ideologia principale è che “l’uomo rappresenta il suo proprio dio”, riconoscendo nella figura di Satana non tanto una bestia spaventosa o infernale o letteralmente una divinità, quanto invece un’entità padrona del proprio destino.

Per quanto riguarda la fede cristiana, il cattolicesimo e la potenza del Vaticano, sarebbe presuntuoso relegarli in quattro righe tra le definizioni di setta, movimento religioso, filosofia o qualsivoglia ragionamento di questo articolo. È un dibattito ampio che ha bisogno di un suo spazio.

Credere nell’UFO che arriva e ti raccoglie e credere nel perdono dei peccati ingerendo l’ostia, senza voler sembrare anche qui blasfema o irrispettosa nei confronti dei ferventi credenti, per un razionale, ateo o agnostico, è la stessa identica dinamica. Non c’è niente di male nel credere nell’una e nell’altra idea o nell’eseguire dei riti “innocui”, perché la religione e il credere in qualcosa fanno parte della natura umana. L’importante è non lasciarsi abbindolare da estremismi deliranti e capire che a volte il lavaggio del cervello, può essere già avvenuto dal momento in cui la vita intera, i nostri rapporti sociali e con il mondo, girano tutti solo ed esclusivamente attorno a un atto di preghiera od ossessivi predicatori, escludendo il resto.

Per questo è imprescindibile la reintroduzione del tanto discusso reato di plagio, facente parte della nostra Corte Costituzionale fino al 1981 e che recitava: “Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni.”

La decisione di rendere incostituzionale tale articolo fu presa perché il confine della definizione di “plagio mentale” e dunque di “manipolazione psicologica”, è ancora oggi estremamente fumoso. È vero che la manipolazione mentale avviene sia con espedienti psicologici, come appunto minacce o indottrinamenti, che con strumenti veri e propri (come il pendolo nell’ipnosi), ma non è altrettanto chiaro “quando” può avvenire. Infatti, il “raggio d’azione” è così indefinibile che, teoricamente, può avvenire anche in una relazione amorosa, tra insegnante e studente o tra psicoterapeuta e paziente. Nella nostra vita, ogni interazione sociale potrebbe (e ripeto, potrebbe al condizionale) essere ricondotta a una forma di plagio. Cito un prezioso documento fornitomi da una mia cara amica praticante avvocato, Roberta Puleo: “Nel diritto penale, vige il processo secondo cui ogni norma incriminatrice deve essere chiara e precisa: in altre parole, determinata.”

Non è così con il reato di plagio: non è chiaro e preciso.

A ogni buon conto, non bisogna dimenticare che questo reato doveva essere inizialmente inserito nella sezione inerente ai crimini molto gravi, accostandolo alla schiavitù. La strage in Sicilia ci dimostra che esso, in realtà, è necessario, con i dovuti accorgimenti, modifiche e postille.

È anche vero, cionondimeno, che sussistono molte sette che non accettano questo appellativo e che si riconoscono, invece, nell’espressione “movimento religioso”, ma anche qui ci sarebbe un discorso ben più ampio da affrontare, uno, per esempio, è Scientology.

Non è facile parlare di Scientology, perché ha una dottrina e una divulgazione a sé e la collocazione in una categoria che sia setta, movimento religioso, organizzazione o “Studio dello spirito”, definizione attribuita dallo stesso fondatore Lafayette Ron Hubbard (1911-1986), è tuttora argomento di dibattito e studio. 
Certo è che la parola “reclutamento” usata per l’inserimento di nuovi membri e la famosa frase di Hubbard, tra l’altro scrittore di fantascienza, prima di erigere la sua “chiesa” nel 1954: “Scrivere per un penny a parola è ridicolo. Se un uomo vuole davvero fare un milione di dollari, il miglior modo per riuscirci è fondare la sua religione”, portano a riflessioni tendenzialmente e decisamente critiche.

Lo “slogan” di Scientology si basa, però, sul concetto che “il movimento” (i seguaci in realtà la chiamano religione) non spinge nessuno a “credere” in qualcosa, bensì l’uomo “con il suo dinamismo è padrone della propria esistenza e ne trae soddisfazione” (parole del fondatore), asserendo anche che è una dottrina che porta alla libertà e alla fortuna. 
Il fatto che siano piuttosto complessi i livelli di “Clear”, una sorta di purificazione, dove sono presenti anche l’ipnosi e vari passaggi tra Dianetica (la forza del pensiero) e Thetan (un’anima spirituale dotata di forze extrasensoriali che rappresenta il proprio io), per il raggiungimento degli obiettivi, mi “costringono” ad approfondire bene e meglio la mie nozioni verso la “Scientologia-dottrina della conoscenza” (composto da “scire”-latino “sapere” e “logos”- greco “dottrina”), per scrivere un articolo e registrare un podcast specifici, completamente dedicati, perché ritengo sia un argomento davvero interessante da esaminare e discutere.

Voglio aprire un’altra breve parentesi prima di giungere alla conclusione: come ho abbondantemente accennato sopra, fa parte della natura umana credere, appunto, in qualcosa. Se analizziamo il termine “religione”, scopriamo che la sua origine è latina e deriva dal verbo “religare”, che significa “legare”. Ciò che unisce molte persone, in effetti, è quella piacevole sensazione data dai momenti di questa complice coesione con altri “condividenti” di un pensiero comune. Prendiamo come esempio la messa della domenica: quel particolare rito è un’occasione di aggregazione, soprattutto per le piccole comunità. Diventa una giornata passata a spartire non solo il proprio tempo, ma le proprie idee, in un gruppo consistente di soggetti che propone lo stesso dogma. L’essere umano rimane un animale sociale, con diverse eccezioni, e tende, di conseguenza, a ricercare inevitabilmente un assembramento in cui possa dire “Ecco, questa è la mia ideologia, questo è il mio credo e anche tu ci credi, siamo in tanti a crederci”, acquisendo un senso di invulnerabilità. Se vogliamo vederla sotto un punto di vista naturalistico, possiamo definire quel gruppo come un benevolo “branco” (non per forza in senso denigratorio), con un bisogno.

Un altro motivo per cui si ricerca, forse in maniera quasi ossessiva a tratti, una religione a cui aggrapparsi è la voglia costante di trovare un senso alla vita: chi è nato prima, l’uovo o la gallina? Da dove veniamo? Perché siamo qui? Dove andremo una volta trapassati?

C’è chi risponde e si approccia all’esistenza con puro raziocinio, chi crede nel Paradiso e nell’Inferno, chi crede nella reincarnazione o nell’Iperuranio di Platone e anche supporre che torneremo a essere pura energia, senza ricollegarsi a una forma di divinità, è comunque un appigliarsi a qualcosa. In ogni caso, l’esistenza umana è costellata di quesiti a cui non si sa se daremo mai un responso certo e concreto e l’Uomo, sempre per Natura, non sopporta l’idea di non avere certezze.

Quindi, elabora tesi, concetti, assiomi che possano “sollevarlo”, confortarlo e rassicurarlo.

Le sette fanno molta leva su questo principio, forzandolo ed esasperandolo e per questo motivo bisogna fare attenzione e mantenere una buona base di lucido pensiero analitico. È solo con il pensiero analitico, l’oggettività dei fatti, la conoscenza, l’informazione e l’istruzione che possiamo contrastare e capire quando e in quale contesto possa avvenire un brainwashing.

Termino con una frase del poeta e cantautore Georges Brassens (1921 – 1981), che secondo me riassume appieno il contenuto di questo mio articolo: “Mi rifiuto che un gruppo o una setta mi reclutino dicendomi che si pensa meglio quando mille persone urlano la stessa cosa.”

Scritto da Camilla Marino